Ambrogio Beccaria, navigatore oceanico tra i più forti della sua generazione, è salito sulla “Life Support” di Emergency con il ruolo di soccorritore lo scorso 6 agosto nel porto di Siracusa. Per Beccaria, che ha attraversato l’oceano Atlantico cinque volte negli ultimi due anni di cui due volte in solitario, è la prima volta a bordo di una nave umanitaria. Lo fa sapere lo staff del navigatore milanese con una nota. “Mi sono unito alla missione della ‘Life Support’ di Emergency per tre ragioni – ha detto Ambrogio Beccaria appena sbarcato nel porto di Ortona – “Perché sono italiano, sono europeo e sono un marinaio. La questione dei migranti ci riguarda tutti perché queste persone arrivano in Italia, ma poi si spostano in cerca di lavoro e una vita migliore in tutta l’Europa. Dopo di ché uno dei valori fondanti dell’andare per mare è salvare chiunque si trovi in difficoltà in acqua. Tutto questo è molto molto, molto vicino ai miei valori”.
“Sono rimasto impressionato dalla ‘Life Support’ sia per dimensioni sia per per l’estrema preparazione del suo equipaggio: non mi aspettavo un livello così elevato di capacità di salvataggio nonostante la squadra cambi spesso. Ci sono naturalmente delle figure chiave che hanno moltissima esperienza e che rendono la vita bordo supporto un’esperienza unica e anche molto arricchente per me dal punto di vista umano e professionale. La necessità di avere dei protocolli chiari permette di limitare gli errori al minimo e questo è molto importante”.
I 65 naufraghi soccorsi, per la maggior parte uomini, ma tra loro anche una donna e una ragazza di 17 anni e alcuni minori non accompagnati, viaggiavano a bordo di una piccola barca in vetroresina e di un gommone. Le due operazioni che hanno portato al loro salvataggio e trasferimento al sicuro a bordo della Life Support di Emergency sono avvenute entrambe il 9 agosto, la prima all’1:30 di notte, circa la seconda attorno alle 20:30.
Dopo il primo soccorso alla nave è stato assegnato dall’MRCC italiano (Maritime Rescue Coordination Center) il POS (Place of safety) di Ortona, che è stato confermato come porto di sbarco anche una volta concluso il secondo intervento. Ci sono voluti più di tre giorni di navigazione – durante i quali è stata necessaria anche l’evacuazione medica di un ragazzo – per raggiungere l’Abruzzo dove poi i naufraghi sono sbarcati. I 64 naufraghi a bordo, che oggi hanno finalmente potuto toccare terra in luogo sicuro, provengono da Siria, Egitto, Eritrea e Bangladesh, paesi colpiti da guerra, violenze, povertà, insicurezza economica e politica.