Quasi stupita e inconsapevole della sua potenza, la tennista bielorussa è figlia di un giocatore di hockey che l’ha fatta iniziare per gioco: in sei anni è diventata la più forte. E partecipa a una rivoluzione epocale, per il tennis femminile
Non lo poteva prevedere, quando era nel baratro e le luci appena intercettate erano fastidiose, disturbanti. Forse lo sognava, ambiva a questo primato quando era una bambina e ha incominciato a prendere la racchetta e a colpire, colpire, accumulare un punto dietro l’altro e ad esercitare una disciplina feroce e aggressiva sul campo di tennis.
Lo sport era una questione di famiglia, con un padre giocatore di hockey anche se scomparso troppo presto, ma il tennis non era affatto una strada ovvia. Oggi, ma anche ieri e presumibilmente domani, il nome di Aryna Sabalenka verrà associato a un primato che proietta sia la tennista, sia la Bielorussia ai vertici del ranking WTA dal 21 ottobre 2024.
Agli Us Open 2023 era già accaduto. Succedeva che Aryna si scopra la migliore, suo malgrado anche se momentaneamente. E deve confermarlo adesso, in una classifica che la vede davanti alla polacca Iga Swiatek.
Aryna Sabalenka n°1 del ranking WTA
L’espressione non deve suscitare stupore, perché è stata propria Sabalenka a esternare quella sensazione di sorpresa, quasi incoscienza nonostante la sua esistenza sia simboleggiata dalla scelta di tatuarsi una tigre e il suo stile sia stato sempre così feroce, aggressivo. Nella sua prima gara da numero uno al mondo (mancava l’ufficialità ma è arrivata anche quella, per quanto provvisoria), Aryna aveva annichilito la russa Daria Kasatkina, battuta con un netto 6-1, 6-3.
In conferenza stampa aveva suscitato qualche dubbio, rispetto all’immagine che le si è associata, quando era già una certezza la sua egemonia a conclusione degli US Open 2023:
“Quando ho pensato di poter diventare numero uno? Sinceramente non ricordo questo momento, mi sono sempre data degli step come Top 50, Top 30 o Top 10. Qualche anno fa ho iniziato a pensare di poter diventare numero uno, ma sapevo che serviva lavoro e sacrificio. Per essere numero uno devi essere costante in tutti i tornei e in passato non lo ero. Sono contenta di aver raggiunto questo risultato”, le sue parole.
Un primato provvisorio, ma centrale per la spinta e la crescita della fiducia nelle proprie qualità per questo talento. Con la semifinale agli US Open 2023 (ma già prima) Aryna è diventata un personaggio di rilievo anche nell’agenda di media che di sport, di tennis, normalmente non si occupano anche perché in un contesto di ancora e inevitabile tensione, una numero uno bielorussa ha un peso specifico che grava su tematiche che nelle discipline sportive si insinuano per potere, egemonia, comunicazione. Lo sport non è solo sport, da sempre. Stavolta un po’ di più.
Aryna Sabalenka agli albori della sua carriera
La sua vittoria a Melbourne, Australian Open nell’anno di grazia 2024, contro la cinese Zheng Qinwen in due set (6-3, 6-2) aveva innescato quel circolo virtuoso, ha riacceso – con la potenza che solo lei adesso può esibire – quella forza necessaria ad annullare il divario da Iga Swiatek, la numero 1 attuale che forse, però, non è corretto liquidare come una rivale. Sarebbe una semplificazione eccessiva in questo tennis contemporaneo che appartiene a Naomi Osaka, a Aryna Sabalenka.
Oggi la nuova inversione: la bielorussa è la prima, al queen del tennis mondiale a discapito della polacca, eterna rivale incrociata in un ballo alquanto ripetitivo e che con la nuova regola entrata in vigore promette ancora di ripetersi.
La tigre tatuata
Aryna è nata a Minsk il 5 maggio 1998 e al tennis si è avvicinata grazie al padre Sergej, ex giocatore di hockey deceduto a soli 44 anni che, leggenda vuole, l’abbia iniziata alla racchetta ancora piccola, complice un campo non lontana da casa e una certa predisposizione fisica.
Alta 1,82 per circa 80 kg di peso, Sabalenka non è arrivata al gotha del tennis giovanissima, ma matura, pronta, conquistando anche una potenza nei colpi e nel gioco che l’hanno contraddistinta: il tatuaggio della tigre sull’avambraccio è un segno che richiama l’anno in cui è nata, ma anche una filosofia di gioco e di vita, che l’ha accompagnata. Pure durante i mesi complicati della depressione che l’ha colpita e che ha combattuto un anno fa.
Carriera a strappi e la svolta
D’altronde ha incominciato a giocare davvero nel 2016, appena sei anni fa, anche se il primo torneo Wta 125 vinto risale all’anno successivo: dopo aver mancato l’appuntamento, sconfitta da Maria Sharapova in finale a Tianjin, il 26 novembre ha vinto il suo primo torneo WTA 125 a Mumbai e chiuso l’anno in 78° posizione. Poi è un crescendo. Nel 2018 ha centrato due titoli WTA, ottavi di finale agli US Open e ranking a ridosso della top 10.
In tutto ha messo via 13 titoli, tornei ma il primo Slam, dopo una cavalcata impressionante di risultati, è arrivato appena qualche mese fa: la vittoria agli Australian Open 2023 non era affatto scontata contro la campionessa uscente di Wimbledon Elena Rybakina. Agli Us Open la celebrazione di un trionfo atteso, forse anche ritenuto impossibile.
Aryna Sabalenka con la coppa, vincitrice degli Australian Open
Stando alla sua presentazione WTA, Aryna ama il buon cibo, adora i pancake e la cucina di sua nonna, i cani, passeggiare e dedicarsi alla lettura e il suo libro preferito è Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas. Su Instagram offre un’immagine di sé patinata, ed è inevitabile, considerato il ruolo assunto dai social media e quanto abbiano condizionato sia la comunicazione sia il ruolo di testimonial di una sportiva della sua levatura.
Come le altre tenniste della sua generazione, la sua formazione sportiva risente del dominio che Serena Williams e Maria Sharapova hanno esercitato per decenni imponendo stile e tecnica, potenza e anche la volontà ferma, decisa – soprattutto di Serena – di imporre una verità umana, oltre che sportiva. Una dimensione che ha assottigliato la separazione tra pubblico e privato.
La morte del fidanzato
Il 19 marzo 2024, la tragedia a Miami mentre è impegnata in uno dei tronei più importanti di questa fase della stagione. La federazione bielorussa di hockey sul suo sito ha annunciato la morte dell’ex giocatore e stella della nazionale Konstantin Koltsov, 42 anni. Non un cenno, la menzione delle cause della morte specificando solo che è avvenuta “improvvisamente”.
Una scomparsa che investe Aryna: il fidanzato le è stato accanto nella rinascita, dopo aver affrontato l’isolamento denunciato all’epoca in cui è stata atleta neutrale, in mesi complicati dopo quanto consumatosi tra Russia e Ucraina e le ripercussioni legate allo schieramento della Bielorussia. Il suo cuore è spezzato, ha dichiarato poi Aryna, anche se le loro strade si erano divise definitivamente.
Il conflitto russo-ucraino
Del conflitto russo-ucraino ne aveva parlato lei stessa, in un’intervista concessa a una giornalista ucraina durante il Roland Garros palesando il disagio di chi si avvertiva come sopportata. E come la politica mal si conciliasse con le sue prospettive, con i suoi sogni e che, anzi, la stesse condizionando in una fase della sua carriera delicata.
Per lei, che si è schierato contro ogni forma di guerra e conflitto fu l’opportunità di rendere pubblico un tema latente ma presente, per quegli atleti che chiedevano di essere sportivi, professionisti.
L’isolamento e la decisione di affidarsi alla biomeccanica
Ma non era però solo l’isolamento per via delle sanzioni anche nelle dinamiche di relazione a bloccare la sua ascesa, la sua risalita.
“Non so più cosa fare”, ha confessato. “Dopo il Miami Open è stato davvero difficile. Ero confusa, non ero in me, non ero Aryna, ero una ragazzina depressa. Sicuramente l’anno scorso ero tipo, ‘OK, non lo otterrò mai (il trofeo del Grande Slam).’ È stato un momento ed è stato un periodo davvero difficile per me”, la sua ammissione. Andava modificato il team, a quel punto: cambio di supporto psicologico e reclutamento di un esperto di biomeccanica.
“Quando ho capito come risolvere i problemi alla battuta, mi sono resa conto che probabilmente potevo superare qualsiasi cosa accadesse nella mia vita”. Questa determinazione e resilienza hanno portato a una trasformazione straordinaria nella sua carriera. “Prima ero davvero depressa dopo le partite difficili, ma ora penso di essere un po’ più grande, quindi capisco che va bene, succede. Devo solo accettarlo e devo solo imparare e migliorare ciò che non ha funzionato bene oggi e cercare di fare meglio la prossima volta.”
Sabalenka è la n°1 del ranking nel singolare ma anche nel doppio non cede nulla: nella specialità ha trionfato agli US Open 2019 e all’Australian Open 2021 in coppia con la compagna di racchetta Elise Mertens.
Ha superato una crisi depressiva e nel 2023 ha continuato a lottare e a giocare raggiungendo quel risultato agognato e divenuto il pretesto, forse, per fermarsi ad analizzare e per cambiare. Nelle sue dichiarazioni pare soffermarsi più sugli obiettivi che sul presente, contro cui sbatte con violenza come è accaduto per la morte del suo ex compagno.
Il tennis sta cambiando e lo insegnano Serena, Naomi Osaka (che ha parlato senza filtri di salute mentale) e le altre. E anche Aryna Sabalenka, pur non esplicitandolo in questi termini, ma ribadendo il diritto a essere l’atleta che vuole continuare sta partecipando a una discreta, ma ingombrante rivoluzione al femminile.