Torna in televisione con la nuova serie della storica fiction, l’attore ed ex campione di nuoto protagonista di film e in televisione con ruoli indimenticabili. Lo sport, gli esordi e l’impegno civile
Metabolizzato il rinvio per ragion di stato e di palinsesto, “Don Matteo 14″ torna in prima serata su Rai Uno giovedì 17 ottobre dalle 21:30 con protagonista uno dei personaggi più rassicuranti e apprezzati dal pubblico pur con un nuovo interprete dalla scorsa stagione, ovvero Raoul Bova nel ruolo di Don Massimo (che si chiama poi Matteo, a testimonianza del legame con il nostro e a sorreggere la narrazione).
A sostenere la continuità necessaria alla fiction, l’inafferrabile Nino Frassica alias Maresciallo Nino Cecchini e qualche variazione resa indispensabile dagli impegni degli attori. Ripartiamo da qui, ripartiamo dal nuovo centro delle vicende umane e per finzione con al centro il nuovo protagonista della serie più longeva della televisione.
Torna Don Matteo 14, dove eravamo rimasti
La storia riprende da quanto lasciato in sospeso nell’ultima puntata della precedente serie, ovvero dal doppio matrimonio incrociato tra Anna e Marco e quello tra il Maresciallo Cecchini ed Elisa. A questo gruppo di magnifici attori, si aggiungono alcuni personaggi inediti: Eugenio Mastrandrea, Federica Sabatini e Gaia Messerklinger gli interpreti che si inseriscono nel tessuto familiare dei principali protagonisti. Confermata la centralità di Don Massimo, interpretatato da Raoul Bova, attore ormai consolidato nelle produzioni televisive Lux Vide e sportivo dal passato da campione.
La produzione di questa nuova serie, la numero 14, è di dieci episodi, con il finale pianificato – salvi cambi di palinsesto – per il 19 dicembre prossimo a ridosso della pausa natalizia, dunque.
Confermatissime le location umbre, rese celebri dalle precedenti serie, ovvero Spoleto e dintorni dopo la decisione di lasciare Gubbio. Il resto delle riprese si sono registrate per le scene degli interni a nord di Roma, negli studi Lux Vide.
Chi è Raoul Bova alias Don Massimo
Scorrendo all’indietro la carriera, e anche le dichiarazioni che lo hanno investito in 30 anni di carriera ormai, quel che emerge di Raoul Bova è la costanza, la perseveranza della sua figura attraverso un tempo dilatato che non ha mai riassunto del tutto il personaggio pubblico.
Schivo, misurato, poco incline alla vita mondana e a una visibilità costante ha però saputo intessere con il pubblico un rapporto di fiducia, che l’ha premiato tanto, più dei giudizi della critica sia nelle produzioni cinematografiche, sia in quelle televisive. Anche e nonostante l’apprezzamento da parte di Hollywood e una indubbia maturità, nella scelta dei copioni e attoriale, nel corso delle sue scelte mature.
Raoul Bova alla presentazione di Don Matteo 13
La passione per il nuoto
Da quanto ha raccontato egli stesso, in alcune interviste, non era affatto un bambino particolarmente estroverso, non si proponeva come intraprendente o spavaldo, anzi. Ma fin dalle prime esperienze fu chiaro, in primis ai suoi genitori, quanto lo sport potesse aiutarlo a emergere quando decisero di portare Raoul in piscina e iniziarlo al nuoto. E a educarlo nella disciplina e nella metodica a livello fisico e mentale.
Nel suo libro biografico, “Le regole dell’acqua” (Rizzoli), l’attore e regista ha scritto un passaggio che racchiude il senso parziale ma comprensibile a chi l’ambiente sportivo lo osserva dall’esterno, quando a 15 anni divenne campione italiano e il suo destino sembrava segnato da quella qualità. Legato al silenzio della piscina, degli allenamenti e di uno sport che impone la riflessione. La solitudine dell’acqua:
“Il mondo del nuoto è stato un serbatoio fantastico di lezioni di vita. Alcune le ho capite allora. Altre sono diventate più chiare col tempo”.
Campione italiano dei 100 m dorso a 15 anni
I suoi genitori, mancati di recente, hanno contribuito a renderlo un individuo sicuro e consapevole. Nato a Roma il 14 agosto 1971, la famiglia costruita da papà Giuseppe e mamma Rosa (che prima di lui avevano avuto altre due figlie) ha sempre offerto una certezza, un riferimento densa di significati. Nelle sue più recenti dichiarazioni e interviste, Bova ha riconosciuto ai suoi la qualità di averlo saputo formare, trasmettendogli dei valori civili e sociali che condivide con le sorelle e che ha portato in un impegno costante anche al fianco della sua ex moglie, Chiara Giordano, veterinaria e conduttrice televisiva.
Lezioni che si sono riflessi e che si sono alimentati, instaurando un circolo virtuoso, nello sport che ha intrapreso a livello agonistico giovanissimo e che lo hanno condotto a vincere i 100m dorso nei campionati giovanili a soli 15 anni.
Bova agli studi presso l’istituto magistrale Jean-Jacques Rousseau ha unito, durante l’adolescenza, il quotidiano sacrificio negli allenamenti, intrapresa l’attività agonistica. Cresciuto nell’Aurelia nuoto, la storica società romana lo sostiene e lo cura, fino a quando non raggiunge il traguardo più ambito ovvero la vittoria dei campionati assoluti nel 100m dorso a soli 15 anni.
Un successo che poteva aprire un capitolo nuovo e che, però, al contrario lascia intravedere altro: qualcosa si smonta, nel tempo e la sua fisicità abbinata a una indubbia telegenia lo hanno portato altrove, lontano dalla piscina che aveva dominato le sue giornate, prima da da bambino e poi da adolescente. La passione rimane, certo e a 39 anni Bova è tonato vincendo il bronzo nei M35 100 sl.
La svolta in televisione e al cinema
Mentre studiava all’ISEF, gli capita la prima occasione da cogliere per l’attore in televisione, come valletto di Scommettiamo che…?, programma del grandissimo conduttore Fabrizio Frizzi: nonostante il ruolo apparentemente periferico, viene notato e si avvia a una carriera collaterale rispetto alle ambizioni iniziali.
Quindi il debutto nel cinema, con l’indimenticabile “Mutande Pazze” di Roberto D’Agostino (che vanta il primato di aver scoperto uno degli uomini simbolo del cinema e della fiction italiane) e poi la serie sugli Abbagnale “Una storia Italiana” e una parte in “Quando eravamo repressi”, del regista e autore Pino Quartullo. In questo turbinio di ruoli, il nuoto si andava coniugando presto al passato.
Il primo ruolo da protagonista per Bova arriva grazie al vanziniano “Piccolo grande amore” (1993) che lo lancia nel cinema, con un ruolo romantico, quasi fanciullesco anche per via della storia che sembra quasi un omaggio a un certo modo di raccontare la commedia. Guardando indietro, davvero un personaggio distante da quelli che gli hanno conferito l’afffezione e la stima del pubblico e che lo hanno avvicinato a progetti centrali, nel suo impegno civile.
Nel 1996 interpreta Nino Di Venanzio in “Palermo-Milano solo andata”, che gli conferisce un certo successo anche a livello internazionale complice la presenza di attori di esperienza come Giancarlo Giannini e una certa aderenza al ruolo che lo agevola nel conquistarsi anche una luce diversa. Questa è la sua cifra, il suo carico umano e valoriale che riesce a portare nella storica fiction “La Piovra – Indagine sulla morte del commissario Cattani” e nelle miniserie “Ultimo” e “Ultimo – la sfida”.
Bova va negli Stati Uniti con Madonna
Grazie a uno spot per un noto marchio di cosmetici, che gira con la pop star Madonna, Raoul Bova acquista sempre più un carattere internazionale: i titoli di produzioni statunitensi con l’avvento degli anni 2000 si infilano uno dietro l’altro: “Avenging Angelo”, “Sotto il sole della Toscana”, “Alien vs Predator”. Una felice parentesi che non gli impedisce di dedicarsi anche al cinema d’autore come ne “La finestra di fronte”, di Ferzan Ozpetek con Giovanna Mezzogiorno. Un passaggio delicato, importante. Il ritorno a quei temi di impegno civile che ha intrapreso e condiviso anche con l’ex moglie, la veterinaria Chiara Giordano, figlia dell’avvocata Annamaria Bernardini de Pace e con la quale ha avuto due figli.
In questi anni le produzioni che lo vedono protagonista non si contano: dal filone Moccia, ovvero “Scusa ma ti chiamo amore” e sequel a Giuseppe Tornatore con “Baaria” e ancora fiction, produzioni che approdano a Mediaset (com’è nel caso di quest’ultimo prodotto firmato da Luxvide) sia per la Rai.
Parallelamente, nell’ambito delle sue partecipazioni a produzioni per il grande schermo si nota un ritorno a ruoli da commedia come in “Immaturi”, “Sei mai stata sulla luna?”, “Torno indietro e cambio vita”, titoli degli anni 2010 e che raccolgono solo una parte dei suoi film.
La svolta nella fiction
Prende poi parte anche a produzioni internazionali come “I Medici”, nel ruolo di papa Sisto IV, e poi “Giustizia per tutti!” e fiction di successo. Di recente le produzioni (firmate sempre Lux Vide) “Buongiorno, mamma!” , inevitabilmente oscurata in termini di ascolti e popolarità dall’epocale passaggio a Don Massimo, il prete che subentra in “Don Matteo” a Terence Hill nella canonica e fiction interpretata da più di vent’anni.
In onda da questa sera la serie numero 14, una storia che ne contiene altre e che affida a Bova- Don Massimo l’apertura – con il consueto tono e taglio immediato, pop – verso figure che proiettano una società che inizia a essere inclusiva, ma che non ha esaurito questo mutamento, culturale e sociale, che la televisione proietta e mette al centro della narrazione.
Bova con Maria Chiara Giannetta alla presentazione di “Don Matteo”
L’impegno civile e la Fondazione Ultimo
Nell’aprile del 2020, dopo aver messo a disposizione della Croce Rossa la sua masseria pugliese nel pieno dell’emergenza COVID-19, Bova ha annunciato di avere in programma la realizzazione di una serie tv sull’impegno dell’organizzazione: lui sarà protagonista e produttore con la Rb Production assieme a Connecting talents.
Il suo impegno civile è testimoniato da ben altri fatti: insieme al capitano Ultimo ha creato la Fondazione Capitano Ultimo Onlus in favore del Parco della Mistica, con lo scopo di contrastare l’attività della criminalità organizzata e la promozione della legalità e ha collaborato al documentario che ne è scaturito. Inoltre ha collaborato in precedenza a una fiction ispirata alla storia dell’ex nuotatore Domenico Fioravanti, costretto a fermarsi per problemi cardiaci.
Il 15 ottobre 2010 Raoul Bova è stato nominato Ambasciatore di buona volontà dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Dopo il terremoto di Amatrice del 2016, contribuisce attivamente alla raccolta fondi per il nuovo Centro Polifunzionale della cittadina – che prevede Sala teatro, auditorium e presidio socio-sanitario – organizzando anche una partita benefica della Nazionale Cantanti a Rieti, essendo profondamente legato alla Sabina.
Con Rocio Munoz sul red carpet a Venezia
La vita privata: due compagne e 4 figli
Prima di legarsi all’attrice spagnola Rocio Munoz Morales, Bova è stato sposato a Chiara Giordano, con la quale è rimasto quasi vent’anni, ha avuto due figli Alessandro Leon e Francesco, ormai adulti, che non hanno seguito per ora le orme paterne.
L’attuale compagna, a partire dal 2013, è l’attrice e ballerina spagnola, conosciuta sul set di “Immaturi – Il viaggio”, e protagonista della fiction “Un passo dal cielo” e dalla quale ha avuto due figlie, Luna (2015) e Alma (2018).