Alex Schwazer è ritornato sulla sua lunga battaglia contro la WADA per poi lanciare un allarme sul caso doping riguardante Jannik Sinner e la giustizia sportiva, a suo parere troppo politicizzata
Il ricorso della WADA sul caso doping per la contaminazione da clostebol di Jannik Sinner è uno degli argomenti più discussi nello sport nell’ultimo periodo e chi con la WADA ci ha avuto a che fare a lungo è stato purtroppo Alex Schwazer, la cui carriera è stata segnata da due squalifiche per doping – con la seconda che rimane ancora avvolta da un alone di mistero che probabilmente non verrà mai dissolto -, che in una lunga intervista a La Repubblica ha parlato anche della propria esperienza personale con il sistema antidoping e del proprio conterraneo altoatesino, sul cui caso ha lanciato un allarme che spaventa i tanti tifosi del n°1 ATP.
Schwazer racconta la sua battaglia con la WADA
Se c’è qualcuno che, purtroppo, può vantare una certa esperienza a curriculum con la giustizia sportiva e antidoping quello è certamente Alex Schwazer, che dopo aver scontato la prima squalifica per doping se ne vide attribuire un’altra di 8 anni scaduta pochi mesi fa e a lungo combattuta, ma senza alcun esito positivo in suo favore nonostante le varie prove da lui portate in tribunale che avvaloravano la sua tesi della manipolazione delle provette.
A La Repubblica, il marciatore medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 ha parlato proprio di quella seconda infinita e tormentata battaglia legale con l’antidoping: “A un certo punto la Wada si è domandata: ammettiamo ila fatto che si sia verificato un errore o rimaniamo sulla stessa linea? La manipolazione delle provette è un evento possibile, come è stato dimostrato con i russi alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014. C’è anche un po’ di disparità, perché per la stessa sostanza alcuni prendono un anno, altri otto e chi niente. E la disparità è anche economica: il sistema costa tanto e questo non permette di difendersi. Una persona normale molla anche se non vorrebbe”.
L’opinione e l’allarme di Schwazer sul caso Sinner
Collegandosi alla sua esperienza personale con la WADA, Schwazer ha parlato anche del caso che vede ora al centro Jannik Sinner, lanciando però un allarme preoccupante: “Il Clostebol è l’esempio classico di come le sanzioni non siano uguali per tutti. Sinner può permettersi di difendersi da solo, altri sono morti sportivamente in silenzio, condannati per la stessa sostanza e modalità magari molto simili. Jannik è certamente innocente e gli innocenti non devono mai prendere squalifiche: ma essere innocenti o no, a livello di giustizia sportiva e antidoping, conta zero. La politica è tutto, in questo mondo”.
Prendendo il suo caso e quello di Jannik, il marciato altoatesino ha parlato anche della differenza di comportamento riservate dalle diverse federazioni, proprio per evidenziare il peso della politica nello sport: “Sinner è stato difeso dalla Federtennis, mentre la Fidal è sempre restata in silenzio sul mio caso per tutelare gli altri atleti. È una scelta perché se alzi la voce puoi incorrere in ritorsioni sempre per il solito motivo: c’è troppa politica nello sport”.
Nel futuro di Schwazer ci potrebbe essere il calcio
Il termine della squalifica ha di fatto reso Schwazer un uomo sportivamente libero, non tanto di gareggiare nelle competizioni professionistiche visto il ritiro arrivato a luglio subito dopo la QAlex 20k, ma quanto meno di poter accompagnare i propri figli a fare sport: “A Santo Stefano compirò 40 anni, ma è come se sentissi di averne 60 o 70. Ho visto e vissuto tutto quello che si può in una sola vita. Prima della fine della squalifica non avrei potuto mettere piede negli impianti senza incorrere in un’ulteriore squalifica”.
Ora che la sua carriera è giunta al termine, per Schwazer è tempo di guardare al futuro, che sarà sempre nello sport, ma non nell’atletica: “Voglio entrare nel mondo del calcio. Sono stato un atleta individuale in uno sport di durata. Il calcio è uno sport di squadra giocato da singoli. Voglio diventare preparatore atletico e mettere la mia esperienza al servizio di un ambiente nuovo. Voglio uscire dai soliti schemi. Credo molto nell’interscambio di opinioni tra varie discipline. Se stai sempre nel tuo ambiente e vedi sempre le stesse cose non vai oltre”.