Tadej Pogacar è sempre sotto i riflettori, anche quando non ci sono le corse. Ma già pensa al 2025: “Avrò più pressione, ma è giusto così. E vorrei vincere nuove corse”.
Si presenta sul palco con una maglia che è tutto in programma: c’è scritto “Gin Tonic, Please”, e a pensarci bene qualche buon cocktail Tadej Pogacar in questo periodo dell’anno se lo può permettere. Dopotutto per brindare come si deve a 25 vittorie su 57 giorni di corsa nell’anno solare 2024 non ci si può affidare a una bibita analcolica. Ma lui, il “cannibale” del ciclismo moderno, è pronto a giurare che il tempo del riposo e dello svago è prossimo a concludersi. Perché tra qualche giorno partirà per il training campo con la UAE Team Emirates, preludio a un’altra annata che nelle intenzioni dovrà lanciarlo una volta di più nell’olimpo del ciclismo.
La Vuelta è sempre più nei pensieri
Alla festa della società dei manager Alex e Johnny Carera non poteva certo mancare. E come logica vuole, il palco se l’è preso tutto (anche senza far nulla di eclatante). Con una domanda che è più o meno la stessa da un mese e mezzo a questa parte. “I miei programmi per il 2025? Ho risposto tante volte a questa domanda e ho sempre detto quello che vado ripetendo da settimane, e cioè che il Tour sarà il momento centrale della mia stagione, e che un giorno mi piacerebbe vincere la Vuelta. E poi chissà, anche tutti e tre i grandi giri nella stessa stagione”.
Ma non sarà la prossima, perché Pogacar (pur senza dichiararlo apertamente) al Giro non tornerà per difendere la maglia rosa conquistata lo scorso maggio. “Non mi piace pormi dei limiti, vediamo cosa mi riserverà la carriera nei prossimi anni. Di sicuro alla Vuelta ci tengo perché non l’ho mai corsa, così come ci tengo a vincere le classiche che ancora non fanno parte del mio palmares”. La Milano-Sanremo sarà il primo grande obiettivo del 2025. Per la Parigi-Roubaix ripassare (se va bene) nel 2026.
Nel 2025 più pressioni, ma non è un problema
L’anno che sta per volgere al termine e che gli consegnerà il secondo Velo d’Or in carriera (l’altro lo vinse nel 2021) per certi versi somiglia tanto a una stagione irripetibile. Ma Pogacar, che ama le sfide come nessun altro corridore in gruppo, è già proiettato al futuro. “Sto usando queste settimane senza corse per stare un po’ in famiglia o con gli amici, ma ho sempre la bici in testa. Forse non l’avrò toccata per una decina di giorni in totale, poi mi sono sempre allenato e ora non vedo l’ora di andare in ritiro. Per me è un sacrificio relativo, è la mia passione e mi diverto a fare ciò che faccio.
Il 2024 è stato bellissimo, ma è già tempo di resettare, anche perché l’anno prossimo so che aumenteranno sensibilmente le pressioni, avendo vinto quest’anno praticamente tutte le corse più importanti alle quali ho partecipato. E non dimentico anche il fatto di indossare la maglia iridata, che è un qualcosa che in qualche modo finisce per mettere ulteriore pressione addosso, anche se è un onore e un piacere immenso”.
“Salgo in bici e sono felice: questa è la mia vita”
La ricetta della felicità di Tadej Pogacar è da ricercare nell’amore per la bici. “A me il ciclismo piace, quindi sono sempre felice e sorridente quando parlo del mio mondo. Se si vuole eccellere si deve imparare a convivere con lo stress: a volte si vince, altre si perde, ma bisogna insistere sempre e riprovarci anche quando le cose sono andate male e non si è soddisfatti. Ma se si pratica uno sport dove lo stress è superiore alla felicità, allora vuol dire che sarebbe meglio cambiare.
Io sono sempre felice quando salgo sulla bici, e mi domando perché molti dei miei colleghi non lo siano: non può essere solo una questione di risultati”. Anche se magari aiutano, e potrebbero farlo anche nel 2025 dove gli obiettivi sono piuttosto delineati: assalto alla Sanremo, poi fari puntati su Fiandre e Liegi-Bastogne-Liegi, quindi Tour, Vuelta e il bis iridato in Ruanda, oltre al Lombardia dove ha vinto nelle ultime 4 edizioni. Un menù appetitoso, che se dovesse andare in porto renderebbe il biennio più che magico.