In una intervista ricca di spunti il “dittatore democratico” (così come si è definito) Flavio Briatore parla del nuovo corso impresso in Alpine dalla sua venuta, strigliando il team per aver perso sia Alonso che Piastri
Nella stagione 2024 della F1 c’è stato un ritorno di fiamma, quello tra la massima serie motorsportiva al mondo e Flavio Briatore. Il manager è tornato nel circo delle monoposto in veste di Executive Advisor del team Alpine, che per usare una descrizione eufemistica non navigava certo in acque tranquille. L’arrivo dell’ex team principal Renault ha dato una linfa più vitale alla squadra, che a fine stagione ha centrato il sesto posto nella classifica Costruttori.
Briatore ammette: “La F1 mi è mancata. Perdere Alonso e Piastri? Roba da inetti”
“Non mi sono mai allontanato veramente dalla F1“, ha dichiarato Briatore in una lunga intervista concessa in esclusiva al sito tedesco Auto Motor und Sport, e di cui vi possiamo riportare diversi stralci. L’imprenditore ha dichiarato che, prima dell’approdo in Alpine, si occupava di gestire la catena dei suoi ristoranti (“Siamo partiti da zero e oggi diamo lavoro a 1.200 persone”), ma nel frattempo in qualità di manager di Fernando Alonso è sempre “rimasto in contato con l’ambiente”. Perché, come sostiene, “la F1 non ti lascia mai andare veramente“: “Mio figlio si è trasferito da Monte Carlo a Ginevra perché studia lì. A casa mi sentivo un po’ solo e mi annoiavo. […] Lo ammetto, [la F1] mi è mancata. E poi ho avuto una conversazione con Luca de Meo. Lo conosco da sempre. Gli ho detto che era triste vedere una squadra ex campione del mondo in queste condizioni”.
E da qui Briatore è tornato in F1 per risollevare le sorti di Alpine. Ed ecco la scudisciata riguardo la passata gestione del team: “Ci è voluta una certa inettitudine per perdere in una sola estate due piloti come Fernando Alonso e Oscar Piastri. Fernando voleva restare perché la stagione precedente non era stata poi così male. Volevamo firmare il contratto in Canada. Poi Laurent Rossi è improvvisamente sparito. Non potevamo più raggiungerlo. È stato allora che ho iniziato a parlare con Lawrence Stroll dell’Aston Martin. Abbiamo ricevuto anche un’offerta dalla Williams. Ho detto loro: prima rimettetevi a posto. Alla fine firmammo con l’Aston Martin perché non riuscivamo ad andare d’accordo con il management dell’Alpine”.
“Ecco perché non sono il team principal di Alpine”
“Gli errori stanno nella gestione al vertice”, ha quindi sottolineato Briatore. Quindi ha esposto la sua ricetta per il rilancio del team, che nel frattempo in questa stagione ha colto anche una inaspettata doppietta sul podio del GP del Brasile: “Ho definito strutture gestionali chiare e semplici. Abbiamo scelto Oliver Oakes come caposquadra perché è giovane, motivato e ha esperienza nel motorsport. Gestire un team di Formula 1 è certamente una cosa diversa rispetto a essere il capo di un team di Formula 2. Ma Ollie impara molto velocemente. È un’ottima scelta”.
Briatore ha spiegato quindi perché non poteva essere lui il team principal: “L’ho già fatto abbastanza a lungo. Non voglio essere nell’impianto di Enstone tutti i giorni. Rappresento il nostro presidente Luca. Non ho bisogno di un titolo per questo. Tutti sanno che prendo le decisioni. Per fare ciò sono necessari un team leader e un direttore tecnico. Ho in mente la mia vecchia squadra della Benetton. Tre o quattro persone gestivano il team. Allora avevo meno esperienza, ma fortunatamente avevo intorno a me un buon team tecnico con Ross Brawn, Rory Byrne e Pat Symonds. Ora abbiamo una buona squadra sotto la guida del nostro direttore tecnico David Sanchez, un mix di persone del passato e giovani ingegneri. Da qui dobbiamo costruire i nuovi Ross Brawn, Rory Byrne e Pat Symonds”.
“In squadra sono un dittatore democratico”
Per il manager dopo anni difficili si intravede la “la luce alla fine del tunnel: con il motore Mercedes abbiamo le basi per vincere”. E ha fornito ulteriori dettagli sul proprio modus operandi: “Servono le persone giuste nelle posizioni di leadership. Possono fare quello che vogliono nel loro ambito di competenza purché forniscano risultati. In caso contrario, entro in gioco. Sono un dittatore democratico. Mi fido delle persone finché loro si fidano di me. Se non vanno bene, li sostituirò. Le persone non adatte condizionano tutti coloro che lavorano per loro. Che poi si domandano: perché dovrei lavorare per qualcuno che è peggio di me?”.
Allargando lo sguardo all’attuale F1, secondo Briatore agli spettatori non interessa il numero di persone che lavora in un team, il numero di marce delle monoposto o dei cilindri: “Bisogna invece investire i nostri soldi nello spettacolo. Abbiamo bisogno di una battaglia di gladiatori, non di una corsa a motori o componenti”. E secondo l’Executive Advisore Alpine può vincere pur con il “30, 40% in meno rispetto agli altri. Alla Benetton era il 50% in meno”.
“Non aveva senso prendere Sainz per un anno o due”
Il manager ha poi affrontato il tema Carlos Sainz, e un approdo dello spagnolo in Alpine che non si è concretizzato: “Lui era un profilo interessante, ma per un quadriennio. Non ha senso prendere un pilota come Carlos per un anno o due. O credi nel nostro programma oppure no. Non ho bisogno di un pilota che mi costa un sacco di soldi e poi finisce in un’altra squadra se si presenta l’opportunità”.
“A me interessa qualunque pilota che sia veloce”, ha poi aggiunto Briatore parlando di Franco Colapinto. “Ma abbiamo contratti con Gasly, Doohan e Aron per la prossima stagione. Se ci fosse la possibilità di prendere Colapinto per il 2026, è qualcosa su cui riflettere. Tuttavia, bisogna sempre fare attenzione quando si valutano i piloti”, ha messo in guardia. “In questo sport, dopo una bella gara, vieni subito elogiato. Poi il prezzo sale e all’improvviso parliamo di 20 o 30 milioni di dollari. Oggi la scelta è molto più ampia rispetto al passato. Ci sono sei-sette piloti in Formula 2 e Formula 3 che sono promettenti. Vogliamo concentrarci sui bravi ragazzi della nostra accademia”. E fai i nomi: “Probabilmente si ridurrà a tre piloti: Aron, Minì e Martins“.
“I piloti più giovani? Ecco perché funzionano”
Questa è l’epoca dei giovani, se non giovanissimi piloti: “Sono più affamati di chi ha una moglie, due figli e 30 o 40 milioni in banca“, ha proseguito Briatore. “Già Enzo Ferrari diceva che i piloti rallentano quando hanno figli. Penso che l’ascesa di Piastri abbia fatto riflettere”. Ma a suo dire c’è chi rappresenta una eccezione, ovvero Alonso: “Sono il suo manager da 22 anni. Ha soldi, ma non ha figli. Ed ha ancora fame. Se finisce al 14° posto, vorrebbe essere 13°”.
Infine, un augurio che in realtà è un obiettivo: ” L’anno prossimo l’Alpine dovrà essere sempre tra le prime 6. Ogni tanto magari un podio. Per fare questo dobbiamo migliorare la nostra vettura Abbiamo molta più flessibilità aerodinamica rispetto alla Ferrari o alla McLaren. Nel 2026 vogliamo competere per il podio nel 50% di tutte le gare. […] E dobbiamo essere in grado di lottare per il titolo nel 2027″.