Ufficiale l’ingaggio dell’ex centrocampista francese: biennale con opzione sul terzo anno, la storia e le curiosità sul nuovo allenatore del Grifone
Adesso è ufficiale, Patrick Vieira è il nuovo allenatore del Genoa, prende il posto di Alberto Gilardino. Ecco l’atteso comunicato del club: “Il Genoa CFC comunica di aver affidato la conduzione tecnica della prima squadra a Patrick Vieira. Il nuovo mister dirigerà nel pomeriggio il primo allenamento dopo la formalizzazione del contratto nella sede di Villa Rostan. Dopo un percorso professionale, tra il 2011 e il 2015, da Executive Development Football nell’Academy del Manchester City, Vieira ha allenato in carriera i team di New York City, Nizza, Crystal Palace e Strasburgo. Benvenuto mister!”.
Per Vieira un biennale
Il tecnico francese ha fatto il suo arrivo all’aeroporto di Genova in mattinata: l’allenamento in programma inizialmente per la mattina è stato spostato al pomeriggio per permettere allo stesso Vieira di firmare il contratto ed essere pronto a dirigerlo. Per l’ex centrocampista un biennale con opzione per il terzo anno, nel contratto ci sarà anche una clausola (valida per entrambe le parti) per potersi eventualmente separare alla fine di questa stagione.
La storia di Vieira
Ma chi è Patrick Vieira? Giocatore fenomenale, tecnico in crescita, uomo straordinario: «Quando ero ragazzino – disse quando arrivò alla Juve Patrick – non riflettevo abbastanza sulle cose, pensavo solo al calcio. Sono stati Bernard Lama, Jimmy Adjoviboco e Lilian Thuram ad aprirmi gli occhi. Ho capito che nella vita non c’è solo il calcio, che ci sono cose più importanti, come ad esempio aiutare la gente. Io sono nato in Africa e con il tempo ho capito che non lo dovevo dimenticare, che avevo il dovere di fare qualcosa per la mia gente. Con il mio amico Lilian, che era anche mio compagno di stanza in Nazionale, si può parlare di tutto, lui ha un’opinione personale su tutti gli argomenti e questo mi piace, mi aiuta a riflettere. E una persona semplice e genuina».
Vieira e il rapporto con la madre
Patrick Vieira parla poco, ma quando lo fa lo ascolti rapito. Di razzismo, per esempio. Da sempre è in prima linea per combatterlo ed ha avuto anche reazioni forti in campo. Lui, nato in Africa, in Senegal, e cresciuto in un quartiere tosto della banlieu parigina. Con la madre e un fratello arrivò in Francia a 8 anni. La mamma è da sempre il suo punto di riferimento. Fu lei a organizzare il trasferimento in Francia, trovando lavoro come cuoca in una scuola. Il padre non riconobbe Patrick, che in pratica non ha mai conosciuto. La madre, Emilienne, è nata a Capo Verde, l’arcipelago al largo delle coste del Senegal. Da qui il cognome, che trova le proprie origini nel portoghese, la lingua di Capo Verde. Emilienne è conosciuta in famiglia come “Mama Rose”. “Le sono legatissimo. Lei mi è sempre stata vicina, guidandomi nei momenti difficili sin da quando ero bambino. È una donna fortissima. Quando ci trasferimmo dal Senegal alla Francia lei lavorava e andava a scuola, per studiare. Non la vedevamo molto durante il giorno, ma sapevamo che stava lavorando duro per noi, per darci ciò che volevamo e ciò di cui avevamo bisogno. Ecco perché in tutti questi anni ho sempre chiesto a lei cosa fosse meglio per me”.
Vieira e le radici africane
Il Senegal lo lasciò bambino nel 1984 e ci è tornato solo nel 2023 alla ricerca delle proprie radici, per aprire una scuola calcio. «Era importante per me riconnettermi con il Senegal, tornarci portando qualcosa, in questo caso il progetto Diambars. Gli africani emigrati in Europa che tornano a casa non lo fanno mai a mani vuote, e per me è stato lo stesso, almeno in senso ideale. La mia identità africana aumenta con il passare del tempo, diventa sempre più importante. Quando abbiamo lasciato il Senegal, gli inizi sono stati molto difficili. Almeno parlavamo la stessa lingua, ma lasciarsi alle spalle la famiglia, gli amici, le abitudini, la cultura africana, il modo di vivere, in pratica tutto ciò che conoscevo, non è stato facile. In questi casi non sai dove stai andando, ma impari a conoscerti, a diventare più forte».
Vieira e il modello Capello
Pur avendo giocato poco, da giovanissimo, nel Milan Vieira ha bei ricordi del periodo in rossonero: “Baresi e Costacurta mi fecero capire che il calcio era un lavoro serio e non un gioco. Mister Capello mi ha insegnato il metodo di lavoro e a credere in me stesso questo mi ha fatto maturare molto fino a diventare la persona che sono. Il fatto che Capello abbia detto che fin da giovane si aspettava da me che diventassi il nuovo Rijkaard mi fa molto piacere, anche perché l’olandese è sempre stato uno dei miei idoli».
Della sua carriera di giocatore si sa tutto, dal Milan all’Arsenal, poi la Juve («La Juve nella quale sono stato io è una delle squadre più forti nelle quali abbia mai giocato e il mio anno a Torino è stata un’esperienza molto positiva. Me ne sono andato dopo un solo anno perché non volevo rimanere in Serie B. Mi è dispiaciuto, ma questa è la vita di un calciatore. Quella stagione in bianconero, però, è stata davvero bella») quindi l’Inter dove ha vinto tanto ma non il Triplete perchè andò via a gennaio. Vieira è stato una colonna portante della nazionale francese, con cui ha vinto la Coppa del Mondo del 1998 e il Campionato Europeo del 2000. Ha accumulato 107 presenze e segnato 6 gol per i Bleus, rappresentando una figura chiave nei momenti più gloriosi della Francia.
La carriera da allenatore
Dopo il ritiro nel 2011, Vieira ha intrapreso la carriera di allenatore. Ha guidato squadre come il New York City FC e il Nizza, portando la sua visione tattica e il suo spirito combattivo sul campo di allenamento. Più recentemente, è stato manager del Crystal Palace, dove ha mostrato la sua abilità nel lavorare con giovani talenti, poi Strasburgo e il New York City FC.
Vieira e Balotelli, che storia
Ora arriva al Genova dove ritrova quel Balotelli con cui aveva giocato sia al Manchester City che al Nizza. Il rapporto si è intensificato quando Vieira ha assunto il ruolo di allenatore del Nizza nel 2018, trovandosi a gestire Balotelli in una fase cruciale della sua carriera. Mario era reduce da due stagioni eccellenti con il Nizza, in cui aveva segnato 15 e 18 gol in Ligue 1, ma la sua forma e il suo atteggiamento cominciavano a calare. La tensione raggiunse il culmine durante una partita contro il Guingamp, quando Vieira decise di sostituire Balotelli, provocando una reazione furiosa da parte dell’attaccante. In una successiva intervista al Daily Mail, Vieira spiegò il suo punto di vista: “La sua mentalità non si addice a uno sport collettivo come il calcio. Volevo costruire una filosofia basata sulla compattezza e sull’etica del lavoro. Con Mario, tutto questo è stato davvero complicato. La situazione era diventata ingestibile per entrambi, per questo abbiamo deciso di separarci”. Come finirà stavolta?
Il modulo preferito da Vieira
Tatticamente Vieira ha sempre giocato con la difesa a 4, preferibilmente col 4-3-3, probabile dunque una rivoluzione rispetto al 3-5-2 di Gilardino ma non è un tecnico integralista: “Quello che conta per me è ottenere il massimo dai miei giocatori giocando bene – disse il francese al suo arrivo al Nizza nel 2018 – Non credo che ci siano un sistema o uno stile di gioco migliore di un altro. Grandi allenatori come José Mourinho, Arsene Wenger o Pep Guardiola hanno filosofie diverse, ma hanno tutti vinto, come ha fatto Antonio Conte al Chelsea”.