L’ex fantasista cileno si è raccontato nel corso di un podcast rivelando diverse combine durante la sua permanenza nel nostro Paese: “Oggi è diverso, in molti sono stati puniti”
L’ex calciatore con un passato in Italia, Luis Jimenez, sgancia la bomba che getta nuove ombre sul calcio nel nostro Paese. In particolare il cileno classe 1984, soprannominato “il Mago”, ha rivelato di essere stato protagonista inconsapevole di almeno tre gare truccate.
Jimenez si confessa a Vamo a Calmarno
Ha giocato in Italia dal 2002 al 2011, nove stagioni in sei diverse squadre e, nel mezzo, un anno Oltremanica, al West Ham. Stiamo parlando del trequartista cileno, ex, tra le altre di Inter, Fiorentina, Parma e Lazio, Luis “il Mago” Jimenez, che si è confessato nel podcast Vamo a Calmarno lasciandosi andare a rivelazioni choc circa il calcio nel nostro Paese, tra mafia e partite truccate.
Almeno tre gare truccate: “C’era molta mafia”
“Nella mia esperienza nel calcio italiano ho giocato almeno tre partite truccate“, ha rivelato il cileno, che ha rimarcato: “Una cosa del genere in Cile non mi è mai successa. In Italia, invece, molte partite erano ‘sistemate’. C’era molta mafia. Oggi è diverso, è meno così… perché molte persone, ex calciatori e dirigenti sono stati puniti e ora non possono più lavorare nel calcio. Per me è stato veramente duro vivere quella situazione. Ero agli inizi e avevo voglia di arrivare al top nel calcio italiano”.
Il mio portiere voleva uccidermi
Dichiarazioni forti quelle dell’ex calciatore che ha messo nel mirino la sua ex squadra, la Ternana: “Quando giocavo a Terni – ha ammesso Jimenez – una volta entrai in campo e riuscii a segnare. Bello no? No, per niente… il portiere della mia squadra (della mia!) voleva uccidermi. Si erano messi d’accordo per pareggiare, quindi dopo la mia rete gli avversari avrebbero dovuto farne un altro. Io, però, non sapevo nulla, me lo dissero solo dopo. Erano le mie prime gare in Italia e volevo fare subito bene”.
Jimenez allo scuro di tutto
Sempre a Terni, il cileno ricorda lo scontro al vertice contro l’Atalanta nella stagione 2003-2004 di Serie B: “Eravamo primi e loro secondi. A Bergamo era una festa, vista il gemellaggio e l’amicizia tra le due tifoserie. Conquistai un rigore e ricordo che tutti, davvero tutti – gli avversari, i miei compagni, i tifosi – iniziarono a gridarmi contro. Il mio compagno fece gol e invece di esultare si mise le mani sul volto. Anche in quel caso, la gara era combinata. Stavo uscendo dal campo dopo la botta presa in occasione del rigore e, accompagnandomi il medico mi disse della combine, di non entrare più in area. Gli ho detto ‘almeno avvisatemi, anche per ultimo, ma ditemelo’“.