Dopo la doppia sconfitta di mercoledì, Emirates riparte alla grande salendo sul 5-2 grazie a una perfetta interpretazione del campo di regata nel corso del settimo match race
Quando Emirates alza la voce, allora non ce n’è per nessuno. Nemmeno per Ineos Britannia, che azzecca la partenza ma all’arrivo paga 73 secondi di ritardo, un abisso pensando a quello che avevano detto le prime manovre della settima regata della 37esima edizione dell’America’s Cup. Che torna a prendere decisamente la via della Nuova Zelanda, ammesso che le due vittorie ottenute dai britannici mercoledì scorso non fossero state soltanto degli episodi abbastanza isolati: i detentori della vecchia brocca danno un colpo (forse) decisivo per spegnere le speranze di rimonta di Ineos Britannia, che adesso si ritrova a scalare una montagna davvero impervia.
Ineos parte bene, poi è dominio Emirates
E dire che la partenza aveva illuso un po’ tutti, con la manovra di Ben Ainslie e David Fletcher ai limiti della perfezione, utile a costringere New Zealand a regatare sottovento. Ma la scelta di virare per primi al boundary a sinistra (in realtà forzata proprio dallo “speed test” voluto degli avversari) si rivela inefficace per il team britannico, perché così facendo finisce nei rifiuti di vento dell’avversario, pagando immediatamente dazio con 200 metri di ritardo. Anche se poi un centinaio abbondanti ne recupera al termine del primo lato di bolina, quei 12 secondi con i quali Emirates entra al primo gate somigliano già a una sentenza.
Nemmeno il vento intorno ai 10-12 nodi che soffia da terra rimescola le carte: qualche calo di pressione di tanto in tanto si avverte sul campo di regata, ma i neozelandesi navigano senza particolari assilli, riuscendo però a scavare il solco decisivo nel secondo lato di bolina, approfittando anche del fatto che il comitato di regata allunga a due miglia nautiche i lati da percorrere (segnale che il vento aumenta considerevolmente durante il match race).
Successo New Zealand, ora attesa per la regata 8
Il finale è reso un po’ più “elettrico” dalla particolarità di ritrovarsi ad avere un campo di regata dove in alcuni punti c’è bonaccia (intorno a 7 nodi) e in altri un vento che supera i 17 nodi. New Zealand si mostra più scaltra e attenta nel cogliere ogni cambio di direzione del vento, e alla fine il distacco arriva quasi a sfiorare il chilometro. Una prova di forza notevole dei detentori della coppa, ben istruiti dai tecnici presenti a terra. Alle 15,15 è in programma la seconda regata di giornata.