Il rivale del numero 1 del ranking mondiale è un tennista cinese di origine mongola con una storia unica alle spalle ma simile, per alcuni versi, a quella di Jannik
L’avversario di oggi si chiama Yunchaokete Bu, semifinalista stupefacente di questa edizione dell’ATP 500 di Pechino approdato al match contro Jannik Sinner, numero 1 della classifica mondiale, grazie a una wild card.
In Cina, dove difende titolo e punti, Sinner sta mostrando un lato umano, troppo umano rispetto a quel che ci ha abituati a conoscere. Anche in frangenti che potrebbe prevedere agili, facili in considerazione di ranking e colpi ci mostra degli attimi di fragilità. La lucidità non manca, quella no. Ma a tratti emerge quell’altro che momentaneamente ne annulla la qualità assoluta. Contro Bu deve ritrovarsi per arrivare a una finalissima che significa tanto, ma non tutto.
Chi è Bu, l’avversario di Sinner in semifinale a Pechino
Partiamo da Bu che ha destato una indubbia curiosità, tra quanti seguono Sinner per via del suo percorso in Cina: Bu è nato 22enne, ha 5 mesi in meno di Jannik, ed è attualmente numero 96 del ranking. Entrato in tabellone grazie a una wild card, il tennista di Xinjang ha fatto strada battendo il connazionale Shang Jungchen, numero 52 del mondo e fresco vincitore del torneo di Chengdu, l’azzurro Lorenzo Musetti e il russo Andrey Rublev, testa di serie numero 4.
La sua carriera fino ad oggi
La sua carriera è incominciata a crescere in mesi recenti, in piena pandemia. Nel gennaio 2022 ha conquistato il suo primo punto ATP e da lì è iniziata la scalata: nel 2023 è diventato il terzo under 21 della sua nazionalità a vincere un Challenger a Seoul. Ha chiuso lo scorso anno dopo aver superato il primo turno al Masters 1000 di Shanghai.
In questa stagione, prima della semifinale di Pechino, Bu si è aggiudicato il suo secondo Challenger al Wuxi Open, in Cina, sconfiggendo Egor Gerasimov e diventando così il più giovane giocatore cinese a vincere più titoli a questo livello. Ora, dopo l’ingresso nella top 100, si prepara a scalare altre posizioni dimostrando anche un certo peso della Cina nell’ambito tennistico, un dettaglio inedito quasi del tutto.
I nomi dell’avversario, le origini mongole
Buyunchaokete (questo il nome completo poi occidentalizzato in Yunchaokete Bu, mentre Bert è il suo soprannome americano, ad aggiungere nomi e identità) è nato in una prefettura autonoma mongola ed è cresciuto con il mito tennistico di Andy Murray. Unn ragazzo come tanti, quindi. Non proprio. Ha perso il padre da giovane ed è stato cresciuto dai nonni dopo che la madre si era risposata. Come capitato a Sinner, si è trasferito a migliaia di chilometri all’età di 6 anni (Jannik a 13) per iniziare a giocare a tennis.
“Abbiamo 56 nazionalità e io sono di nazionalità mongola – ha raccontato in una intervista – è molto diverso dal resto della Cina. Cambiano la lingua, il cibo. Però mi piace molto. Mi sono trasferito a est quando avevo 5-6 anni”.
La figura più importante della sua carriera è il coach Yu Jinxing anche se da tempo lavora presso l’accademia di Juan Carlos Ferrero, ad Alicante, con Ricardo Ojeda Lara.
Yunchaokete Bu carico durante il match contro Rublev
Il precedente: il ricordo di Bu
Tra loro un solo precedente, l’unico, contro Jannik: “Eravamo Junior, mi ha sconfitto nettamente nel giro di un’ora. Questo è tutto quello che ricordo”. Lo spirito, probabilmente, era diverso allora quando entrambi giocavano nell’ambito dei tornei juniores pur avendo avuto Bu un ruolo e un ranking da non sottovalutare affatto, anzi.
Rublev è riuscito a non vincere, contro di lui – unico giocatore in semifinale non testa di serie – e a mandare avanti un outsider. Dopo aver piegato in due set il favorito sulla carta, ha cercato il clamore e l’esaltazione del pubblico cinese presente a Pechino, sugli spalti: acclamato, è diventato l’eroe del giorno.
Oggi alle 13 il compito di contenere intatta una favola, l’ultima rimasta in questo torneo che pare riguardi quasi esclusivamente Jannik.