Un ritratto di Matilde Lorenzi, la giovane e sfortunatissima sciatrice azzurra morta in Val Senales: l’amore per il mare e per la cucina, la passione per l’uncinetto e i romanzi. E quel viaggio in Svezia…
Amava la vita, Matilde Lorenzi, anche se si da piccola una paura “inconscia” sentiva di averla: “Temo la velocità quando scendo in pista”. Lo diceva a 13 anni, un’età nella quale certi limiti sembrano invalicabili, o forse dove semplicemente a prevalere è la voglia di pensare a divertirsi e a divagarsi, senza dar troppo peso a ciò che dice un cronometro. Eppure è beffardo pensare che proprio quel timore che albergava nella mente di una ragazzina di 13 anni si sia rivelato fondato appena 6 anni dopo, scendendo lungo la Grawand G1. Uno scherzo del destino, che a volte si fa beffe di chi si mostra appena vulnerabile.
Matilde e l’esordio in CdM, questione solo di tempo
Matilde era una ragazza che amava la vita e che faceva della sua più grande passione un gioco, ubn divertimento, qualcosa che ancora oggi faticava ad assimilare alla stregua di un vero e proprio lavoro. L’esordio in Coppa del Mondo era ormai soltanto questione di tempo: tesserata per l’Esercito, grazie ai risultati ottenuti in ambito giovanile si capiva perfettamente che quel giorno ormai non era così lontano.
Magari l’avrebbe fatto a marzo a La Thuile, nelle prove italiane che precederanno le finali stagionali a Sun Valley, negli USA, o magari anche prima o forse direttamente nella prossima stagione. Quando a metà novembre avrebbe compiuto 20 anni, magari avrebbe capito che certe porte sarebbero state pronte ormai per essere aperte.
Dopotutto era campionessa italiana giovani in carica in supergigante, reduce peraltro da un sesto posto in discesa e un ottavo in supergigante ai mondiali Juniores di Chatel. Predestinata? Forse, di sicuro un’atleta sulla quale puntare a occhi chiusi. E questo aumenta il dolore e il senso di smarrimento per una fine così beffarda e crudele.
Le passioni: il mare, l’uncinetto, i libri. E la cucina
Matilde era una ragazza come tante, innamorata della montagna ma anche del mare. Poche settimane fa, l’ultima vacanza che si era concessa prima di rimettere gli scarponi l’aveva trascorsa a Ibiza con le amiche, lì dove il mare ha lo stesso colore del cielo limpido in una bella mattinata soleggiata sulle Alpi.
Aveva un’altra grande passione: quella per l’uncinetto, forse ereditata dalla mamma o dalla nonna, di sicuro vista come qualcosa che la rendeva diversa da tutte le sue coetanee. Che amava riempire di fascette e cappellini, una sorta di amuleto che serviva sia per ripararsi dal sole o dal freddo, sia per testimoniare quell’affetto che non faticava a uscire fuori ogni volta che se le trovava davanti.
C’è un’altra campionessa degli sport invernali che si diletta con l’uncinetto, persino prima delle gare: è Dorothea Wierer, e Matilde avrebbe dato chissà cosa per riuscire a ripetere nella sua disciplina ciò che Doro ha saputo fare nel biathlon. L’altra grande passione, quella per la lettura: romanzi come se piovesse, per liberare la mente.
“Sciare fa di me una pittrice: lascio sempre una traccia”
Le compagne di squadra che oggi piangono Matilde sono le stesse per le quali amava anche trascorrere qualche ora ai fornelli. La cucina di casa Lorenzi è sempre stata un luogo magico, con torte e dolci sfornati con una frequenza incredibile.
Ma è sugli sci che la piccola di casa sentiva di essere a suo agio. “Lo sci mi ha insegnato a competere, a essere libera e felice, a dare il meglio di me. Certo, quando vedo una pista tanto ripida mi chiedo chi è che me lo fa fare di andare giù per quel pendio. Poi però la cosa si rivela divertente, perché sciare è sempre divertente. È qualcosa che si avvicina molto a una mano che dipinge: si lascia sempre una traccia dove si passa”. Matilde ha pronunciato queste parole davanti alle telecamere di RaiGulp nel 2017, quando ad appena 13 anni era ancora una giovanissima atleta che trascorreva ogni singolo momento libero in pista.
Il viaggio rimandato in Svezia, lo scherzo del destino
Il destino ha deciso di cambiare i piani, come successo la settimana scorsa quando, anziché trasferirsi in Svezia a lavorare sulle piste di gigante, a causa delle temperature alte la squadra italiana Juniores ha preferito spostare il lavoro in Val Senales, lavorando sulle discipline veloci. Uno sfortunata coincidenza che per il resto della vita tormenterà familiari, amici e appassionati.
“Da grande vorrei che la mia carriera sciistica prendesse forma, oppure mi piacerebbe fare la modella o lavorare nel mondo della fotografia”. Matilde aveva idee chiare, sogni limpidi e puri, infranti da una maledetta caduta che li ha infranti in pochi drammatici istanti. “Il talento ce l’hai già da subito, ma lo puoi coltivare e migliorare. Ecco, io penso di avere del talento, anche perché me lo hanno detto sin da quando sono piccola. E provo a coltivarlo credendoci sempre e provandoci in continuazione”.