Nel 1984 MJ indossò in una gara di preseason un paio di scarpe che vennero considerate fuorilegge dalla Nba. Tra multe mai date e telegrammi incorniciati, così quel paio di scarpe diventarono un oggetto di culto
“It’s gotta be the shoes”. “Devono essere le scarpe”. Ammettiamolo, i jingle pubblicitari ci entrano in testa, volenti o nolenti. Che ci piacciano o – ancora più spesso e con detrimento per la nostra salute mentale – che li si detesti. Quello che nel 1989 delle Air Jordan, con protagonisti Spike Lee e sua maestà Michael Jordan, era diventato il tormentone dell’epoca. D’altronde uno come Mike non lo aveva mai visto nessuno. Fosse nato prima, avrebbe ispirato “Volare” a Domenico Modugno. La gravità, questa sconosciuta. E allora quei geni del marketing pensarono bene di reclutare il regista che vive di basket e l’astro nascente (anzi, nel 1989 già esploso come una supernova) per quelli che erano oggetti di culto. Ma che rischiarono di morire nella culla.