La partita di preseason contro i Mavs ha mostrato al mondo l’unicità del nuovo impianto della franchigia di LA, pronta ad affrancarsi una volta per tutte dai cugini Lakers.
Ai Los Angeles Lakers hanno costruito seguendo il concetto di… casa James, accoppiando nello stesso spogliatoio papà Lebron e il figlio Bronny. Ai Los Angeles Clippers hanno più semplicemente costruito seguendo il concetto di… casa. Quella nuova di zecca del (secondo) team di LA, che dalla capitale della California si è spostata a Inglewood, che della città degli angeli è un sobborgo, che pure da ieri ha mostrato al mondo intero la bellezza dell’Intuit Dome, appunto la nuova casa della franchigia del plurimiliardario Steve Ballmer.
Che dopo anni di tentativi a vuoto per provare a vincere un anello ha deciso intanto di costruire le fondamenta della squadra del futuro, appunto partendo dal palazzo che ospiterà le gare interne.
Un’arena come non si era mai vista prima
Il battesimo ufficiale è avvenuto nel match di preseason contro i Dallas Mavericks, che al netto delle assenze delle star (Leonard, Doncic e Irving in borghese a godersi lo show: l’NBA parte tra una settimana) ha visto i Clippers vincere per 110-96.
Chiaramente però tutti gli occhi del mondo erano rivolti a scrutare da vicino come si sarebbe mostrata la nuova casa della squadra di LA, che è costata al suo proprietario la stessa identica cifra sborsata a 10 anni fa per assicurarsi la franchigia (cioè 2 miliardi di dollari). Investimento però destinato a rientrare, perché l’appeal generato dalla nuova casa dei Clippers è decisamente elevato, oltre al fatto che l’arena è stata scelta per ospitare l’All Star Game 2026 e il programma del basket alle olimpiadi del 2028.
Ma sono altre le caratteristiche che la rendono unica non solo nel panorama del basket americano, ma anche nel modo di concepire intrattenimento e visione della partita. Un’esperienza che rischia di stravolgere le regole del mondo NBA, annidato su consuetudini in uso da decenni.
Una rivoluzione… all’europea: The Wall, come una curva
Perché Ballmer, primo CEO della storia della lega americana, ha preteso di riservare 4.500 dei 18.000 posti di cui dispone l’Intuit Dome per destinarli ai “veri” tifosi Clippers. Chiamando quel settore The Wall, il muro, che nelle sue intenzioni dovrà ricalcare ciò che si vede in ogni palazzetto dello sport europeo. Una vera e propria curva a prezzi calmierati (32 dollari a biglietto) per distinguere una volta di più la vera passione dal mero aspetto edonistico, quello che fa dire “io c’ero, e quanto è bella l’arena”.
Che in effetti bella lo è per davvero grazie a un Halo Board come mai si era visto prima in un palazzo dello sport, cioè il megaschermo che sorvola tutti gli spalti e con un anello li “avvolge” in ogni settore. E poi seggiolini riscaldati, 1.500 bagni (per non rischiare di fare file e perdersi le azioni migliori dopo i time out), ristoranti, negozi, aree benessere e una sezione dedicata solo agli abbonati. E per tornare al The Wall, vale la pena sapere che chi vi prende posto è obbligato a vestire con i colori della franchigia (maglia azzurra con logo bianco e rosso), come una vera curva che si rispetti.
La vera missione: togliersi dall’ombra dei Lakers
I Clippers hanno deciso di fare una sorta di rebranding, consegnandosi alla città di Los Angeles come “la squadra del popolo e della gente”, in aperto contrasto con i Lakers, che piacciono tanto agli attori e ai personaggi famosi.
L’idea di base è quella di affrancarsi una volta per tutte dall’ingombrante presenza dei cugini gialloviola, diventando una franchigia realmente appetibile e di tendenza, più di quanto non abbia provato ad esserlo nel recente passato, cioè acquisendo alcuni dei migliori giocatori (Kawhi Leonard e James Harden, oggi invero un po’ crepuscolari).
Certi dettagli dell’Intuit Dome sono oggettivamente delle novità assolute: l’Halo Board, un double-side a 360 gradi di forma ovalizzata, offre un’esperienza unica nel suo genere. E c’è pure una Ballmer Cam, che si piazzerà sul proprietario per far vedere in tempo reale le sue reazioni (spesso scomposte) alle azioni di gioco. Basterà tutto questo per attrarre nuovi talenti e fare “le scarpe” ai cugini (e alla famiglia James)? Presto per dirlo. Ma le premesse sembrano ottime.