L’inviato della trasmissione voleva andarci in vacanza assieme alla famiglia, ma per via di quel reportage sulla prostituzione minorile a Marrakech gli è stato negato l’ingresso. E ora dovrebbe…
In un video postato su Instagram, l’inviato de Le Iene Luigi Pelazza ha denunciato di non poter più entrare in Marocco. Lo ha scoperto per caso, mentre si trovava in Spagna in vacanza con la famiglia. Aveva deciso di imbarcarsi a Tarifa, per raggiungere il Paese nord africano. Qui, però, è stato respinto. Le autorità marocchine gli hanno vietato l’ingresso, perché è stato inserito in una blacklist a causa di un servizio realizzato nel 2016 sulla prostituzione minorile.
il servizio di luigi pelazza sulla prostituzione minorile
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L’inviato de Le Iene ha raccontato che tutto è iniziato otto anni fa. Alla redazione del programma televisivo targato Mediaset erano arrivate diverse segnalazioni su un giro di prostituzione minorile a Marrakech, che avrebbe visto il coinvolgimento di turisti.
Luigi Pelazza ha spiegato cosa è successo nel 2016: “A quel punto andiamo tre giorni in Marocco, vediamo queste ragazze, facciamo delle riprese con le microcamere per raccontare questo spaccato. Finché ci ferma la polizia e veniamo portati in commissariato dove ci fanno delle domande, ci viene detto che non siamo graditi e veniamo accompagnati in aeroporto“. Il materiale che aveva con sé viene sequestrato, ma una parte era già stata spedita in Italia: “È una cosa che facciamo sempre in certi Paesi, giri e mandi subito, proprio per evitare il sequestro”.
il servizio è andato in onda
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In Italia, il servizio è andato in onda regolarmente in una puntata delle Iene. L’inviato pensava che tutto fosse finito. Ma non era così. “Quando venerdì mi sono imbarcato con la mia famiglia per Tangeri, arriviamo al controllo passaporti e viene fuori che sono in una blacklist per un problema che ho avuto con la polizia. Spiego che sono passati otto anni, ma mi viene detto che comunque non posso entrare”.
La sua famiglia ha proseguito il viaggio ed è in Marocco, mentre lui è tornato a Tarifa, chiamando la Farnesina e l’ambasciatore italiano a Rabat. “Hanno provato a far capire le mie ragioni e a garantire che non ho telecamere né microcamere, niente di niente, ma non c’è stato nulla da fare. Dovrò scrivere una lettera di scuse al re, cosa che farò, ma rivendicherò anche che il fenomeno che abbiamo raccontato c’era e c’è ancora, tanto che la polizia sta arrestando turisti ogni settimana”.
All’epoca lui non ha firmato niente e un poliziotto a voce gli aveva detto che lo avrebbero tenuto a distanza per cinque anni. “Non c’era nessuna certezza, poteva anche essere una presa in giro. Sarebbe stato meglio che qualcuno ci avesse consegnato un foglio o spiegato bene le cose. Cinque anni, comunque, sono passati”.
luigi pelazza rispetta la decisione del marocco
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La Iena, precisando che non ce l’avevano con il Marocco o con i marocchini, avendo fatto un servizio analogo anche in Cambogia (senza tutti questi problemi), non capisce il motivo di tale reazione. Lui ha fatto tutto come sempre, perché il modo di lavorare del programma è anche quello che sfrutta le microcamere per documentare quello che accade. Non vuole polemizzare con il Paese africano e rispetta la decisione del Marocco, sperando che tutto possa risolversi. “Le regole bisogna rispettarle e accettarle. Ho provato a far valere i miei diritti, non è servito, ora cercherò di capire che fare. Magari l’anno prossimo mi invitano loro“.
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