Momento no per Medvedev, che perde la testa e viene eliminato da Popyrin all’esordio di Parigi-Bercy: ma da dove nasce la crisi del russo e perché è imputabile a Sinner e Alcaraz?
Continua la crisi di Daniil Medvedev, eliminato all’esordio al Masters 1000 di Parigi-Bercy da Alexei Popyrin. Si tratta della terza sconfitta consecutiva dopo le due con Sinner per il russo, che ha dato sfogo alla propria frustrazione lanciando la racchetta in aria e rischiando di colpirsi in testa da solo.
Nel giro di un anno Medvedev è passato dall’essere la prima alternativa ai Big3 a essere relegato da Jannik e Alcaraz a comparsa nel circuito, come testimonia l’astinenza di titoli che dura da maggio 2023.
Terza sconfitta consecutiva per Medvedev che perde la testa
Dopo le due brutte sconfitte contro Jannik Sinner (6-1 6-4 a Shanghai e 6-0 6-3 al Six Kings Slam), Daniil Medvedev ha perso la terza partita consecutiva facendosi eliminare da Alexei Popyrin (6-4 2-6 7-6) all’esordio al Masters 1000 di Parigi-Bercy.
Una sconfitta e un momento no che certamente stanno creando non poca frustrazione al russo, come testimonia il gesto di stizza nel match contro Popyrin, quando Medvedev – dopo l’ennesimo doppio fallo – ha lanciato in alto la racchetta, che dopo aver quasi sfiorato il soffitto, ha rischiato di colpire in testa il russo, salvatosi per pochi centimetri.
Zero titoli nel 2024
Ma si può parlare di crisi dopo solamente tre sconfitte consecutive per un giocatore che è comunque il n°5 al mondo? Si, perché in realtà la crisi di Medvedev ha radici più profonde, e per capirlo basta guardare i titoli da lui conquistati nell’ultimo anno e mezzo, ovvero zero.
Un dato impressionante visto che si parla di un giocatore che è stato n°1 al mondo, campione slam e vincitore in totale di 20 titoli in carriera. L’ultimo trofeo conquistato da Daniil risale addirittura a maggio 2023, quando a sorpresa s’impose sulla terra rossa – non certo la sua superficie preferita – degli Internazionali d’Italia.
Da prima alternativa ai Big3 a essere chiuso da Sinner e Alcaraz
C’è anche da dire che la crisi di Medvedev non sembra essere solamente responsabilità sua. Fino a due anni fa il russo era considerato la prima vera alternativa ai Big3 essendo stato il primo dopo di loro – e Andy Murray – a raggiungere la vetta del ranking mondiale nel febbraio 2022 e aver battuto Novak Djokovic in finale allo US Open nel 2021, negandogli di realizzare il sogno Grande Slam.
Da quel momento sembra essere però passata un’era tennistica intera (da quella di Djokovic, Nadal e Federer a quella di Sinner e Alcaraz), non solamente due anni. Questo perché dal 2022 sono esplosi i talenti di Carlos e Jannik, veri e propri eredi dei Big3. Dall’ultimo titolo vinto a Roma Medvedev ha infatti giocato altre cinque finali, di cui due slam, perdendole tutte. E ben quattro delle cinque sconfitte nell’atto conclusivo sono arrivate contro Sinner o Alcaraz, che lo hanno già superato per numero di settimane in testa al ranking e che non solo lontanissimi dal superarlo anche per quanto riguarda il numero di titoli conquistati (l’altoatesino è a 17 mentre lo spagnolo è a 16) nonostante abbiano 5 e 7 anni in meno di lui.
Insomma che Medvedev sia in crisi sembra essere ormai certo, ma a comportare questo suo ridimensionamento, più che un suo reale calo di rendimento – che può capitare a tutti, anche ai migliori – sembra essere stata proprio l’esplosione di Sinner (e fa effetto pensare che un tempo Daniil era la bestia nera di Jannik) e Alcaraz, che come i Big3 sembrano avere il potere di far sembrare giocatori qualunque anche quelli capaci di vincere contro il 99% dei giocatori del circuito.