A 90 anni è scomparso un gigante del mondo arbitrale, un gentiluomo d’altri tempi che lascia un vuoto incolmabile nel calcio e nell’industria
Ai suoi tempi il Var non c’era ma se in campo arbitrava lui di polemiche ce n’erano pochissime, sempre. Cesare Gussoni, scomparso a 90 anni l’altro giorno, lascia un vuoto incolmabile non solo nel mondo del calcio e dell’arbitraggio – dove ha ricoperto tutti i ruoli fino a diventare anche designatore e successivamente vicepresidente federale – ma anche dell’industria grazie alle sue intuizioni vincenti.
La vita di Gussoni
Nato a Casalmaggiore il 20 gennaio 1934. Entrato a far parte dell’AIA nel 1953 iscrivendosi alla sezione di Cremona, nel 1964 arrivò ad arbitrare nella massima categoria nazionale (debuttò il 18 settembre 1966 in Fiorentina-Lazio 5-1) la prima di 106 partite di Serie A fino al 1978, divenne poi arbitro internazionale e successivamente dirigente. Lo ricordano anche in campo internazionale: all’Europeo 1976 fu designato come guardalinee per la finale tra Cecoslovacchia e Germania Ovest a Belgrado, arbitrata da Sergio Gonella e che è rimasta celebre per il gol a cucchiaio inventato dal ceko Panenka.
Dopo essere stato designatore nel campionato di Serie C2 e vicecommissario della CAN A e B dal 1981 al 1985, per cinque anni fu nominato designatore degli arbitri di Serie A e osservatore UEFA. Nel novembre 2006, Gussoni fu inoltre eletto nuovo presidente dell’AIA: incarico ricoperto fino al 2009. Durante il suo mandato è stato anche eletto vicepresidente vicario della FIGC. Nel 2013, Gussoni è stato inserito assieme a un altro ex arbitro, Sergio Gonella, nella Hall of Fame del calcio italiano nella categoria Arbitri.
Il cordoglio di Gravina
“Con la scomparsa di Gussoni perdiamo un vero gentiluomo e un grande dirigente del calcio italiano – ha detto il presidente della FIGC Gabriele Gravina -. La sua vita è stata contraddistinta da uno stile unico, in tutti i ruoli che ha ricoperto si è distinto per competenza, sacrificio e passione”.
Competenza, sacrificio e passione che Gussoni ha messo “in campo” anche al di fuori dello sport: fu un imprenditore di successo nel campo degli imballaggi, ed è stato anche presidente dal 2002 al 2006 dell’Istituto Italiano Imballaggio. La sua azienda Scandolara S.p.A. si espanse proprio grazie al suo lavoro, aprendo anche una sede nel Piceno, nelle Marche, e contribuendo significativamente all’economia locale e creando opportunità di lavoro sul territorio.
Il suo mestiere principale era teoricamente quello di medico igienista ma quando sposò Carla Scandolara, nipote del fondatore, si dedicò all’impresa familiare riuscendo a coniugare tradizione ed innovazione.
Quella telefonata a Collina
Quando era presidente dell’Aia concesse un’intervista a Giovanni Toia di “Varese noi” da cui emergono significativi tratti della sua personalità. Chiese scusa per il ritardo (“perché il lunedì mattina il mio telefono suona in continuazione e lei sa il perché anche se cerco di delegare questo compito al designatore Collina”. Le telefonate erano dei presidenti delle società di calcio che si lamentavano dell’arbitraggio della domenica ndr), diede la sua opinione soft su Calciopoli (“c’è stata un’involontaria sudditanza degli arbitri”) e lanciò una provocazione: “domenica c’è Palermo-Fiorentina? La farei arbitrare ad un brasiliano. Ma ha notato che in Europa le squadre italiane non protestano quando subiscono un torto?”.
Quando il cronista gli raccontò di un arbitraggio insufficiente in C nel match tra Pro Patria e Lucchese volle sapere il nome dell’arbitro e, tempo zero, fece una chiamata.. “Pierluigi… cosa mi dici di…?”. Chiuse la chiamata e con voce rassicurante mi disse “Tranquillo a fine anno smette”.