Coinvolto in un gioco organizzato dall’ATP con i più forti tennisti del circuito, Sinner ha svelato quale superpotere gli piacerebbe avere
Se a 23 anni sei già in cima al mondo, vuol dire che un po’ Superman lo sei. Eppure, partecipando a un gioco promosso dall’ATP, Jannik Sinner ha svelato qual è il superpotere che desidererebbe avere. Un superpotere che gli costa un’affettuosa bacchettata da Gramellini.
Il superpotere di Sinner: ecco quale gli piacerebbe
Interpellato insieme agli altri tennisti di punta del circuito, Sinner ha confessato che gli piacerebbe “sapere quello che gli altri pensano”. No, non pensate che all’azzurro questo speciale dono servirebbe per ottenere vantaggi in campo. Del resto, Jannik è già il numero uno e non ha certo bisogno di aiutini. Lo ha dimostrato agli Australian e agli Us Open.
Lo ha confermato a Shanghai e pure al Six Kings Slam, che è sì un’esibizione ma pur sempre con i migliori. La classifica parla chiaro: Sinner, che a causa di un virus ha rinunciato all’ultimo Masters stagionale di Parigi-Bercy, guarda tutti dall’alto in basso, a partire da Alcaraz e Zverev per arrivare a Medvedev e Djiokovic.
Per cosa sarebbe utile il superpotere scelto da Jannik
Andiamo al punto: con ogni probabilità il campione di San Candido sfrutterebbe questo particolare superpotere per scoprire che gli è amico e chi invece no. Ciò in seguito alla vicenda Clostebol che lo ha segnato non poco dal punto di vista personale, anche se in campo è riuscito a mantenere sempre sangue freddo e concentrazione massima, come certificato dai risultati.
A tal proposito, in una recente intervista rilasciata ai microfoni di Sky ha dichiarato che “niente succede per caso e forse questo è capitato per capire chi è mio amico e chi no. Tanti giocatori che pensavo fosse amici in realtà non lo sono e viceversa: ho capito tante cose”.
Il superpotere di Sinner e la bacchettata di Gramellini
Nella sua rubrica (‘Il caffè’) sul Corriere della Sera, Massimo Gramellini dà un consiglio a Sinner: “Mi creda, meglio tenersi alla larga dai pensieri degli altri. Ogni tanto persino dai propri”. Il giornalista ne spiega i motivi: “La possibilità di leggere nella testa del prossimo gli sarebbe utile soltanto in campo (e forse nemmeno lì, perché sapere in anticipo dove Alcaraz tirerà il servizio può anche trasformarsi in un condizionamento o in un fattore di distrazione). Di sicuro sarebbe un disastro fuori”.
E cita alcuni esempi: “Ricordo di aver iniziato un romanzo di fantascienza il cui protagonista riusciva a captare i pensieri delle persone che incrociava: a metà libro aveva già commesso svariati omicidi e tentato il suicidio”. Fino ad arrivare ai social e alla “spazzatura che alzano”.