LeBron, Durant? No, il titolo olimpico degli Usa si specchia nel talento del miglior tiratore mai visto su un campo di basket. E quel suo gesto è da sempre una sentenza…
Ha mandato tutti a letto, una volta di più. A modo suo. E non parliamo delle figlie, anche se è papà premuroso, ma di avversari e pubblico “contro”. Steph Curry ha vinto la medaglia d’oro a Team Usa, la squadra di basket maschile, segnando 4 triple negli ultimi 3 minuti della finalissima di Bercy contro la Francia. Che era tornata a -3 provando a forzare la rimonta in volata, mettendo il pubblico “in partita”. Ma non aveva fatto i conti con il fenomeno dei Golden State Warriors. Il miglior tiratore nella storia del gioco, che sotto pressione ha tirato fuori il meglio del suo repertorio. Come fa da una vita in Nba, dove da capobranco dei Dubs ha conquistato 4 titoli. Solita storia, anche a 36 anni – lui invecchia bene come il vino – e solita esultanza, le due mani congiunte portate all’orecchio per dire a tutti che la festa è finita, s’è fatto tardi, è ora di andare a nanna. Gli americani con l’oro al collo, i francesi con l’urlo strozzato, l’illusione di quel che poteva essere e non è stato. Per colpa sua. Di quello piccolino col cuore grande e il raggio di tiro infinito.